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Barcellona, questa crisi è una truffa

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Ecco un’altra puntata del web documentario in fieri “A different crisis”. Questa volta si parla della Spagna, paese sull’orlo dell’abisso economico insieme a Portogallo, Italia, Irlanda e Grecia. Un video che fa pienamente luce sulla vita reale delle persone, che ogni giorno vivono la crisi sulla propria pelle e perdono la casa, il lavoro, i legami con il paese di origine…Barcelona, this crisis is a con. Guardate il video.

Autori: Cecere, Elia, Pozzoli, Sessa.

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23 aprile 2013 at 09:31

Portogallo, In Stato di Evanescenza

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Ecco come scorre oggi la vita in uno dei paesi sull’orlo dell’abisso economico, insieme a Grecia, Italia, Irlanda e Spagna. Portogallo, In stato di Evanescenza: un capitolo di “A different crisis”, web-documentario in fieri.

Autori: Cecere, Elia, Pozzoli, Sessa
Direction and editing, Nicola Sessa
Cinematography Claudia Pozzoli, N. Sessa
Interviews, Christian Elia and N. Sessa
Photography, Gianluca Cecere
Music, Dan-O at Danosongs.com, Archive.org and Freeplaymusic.com

Written by Cronache Bastarde

29 marzo 2013 at 06:38

Pubblicato su Vite precarie

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Grillo contro tutti: il voto di protesta spaventa l’Europa

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La stampa europea continua a parlare dell’Italia, mostrando preoccupazione per la stabilità dei mercati che reagiscono con nervosismo data l’assenza di un vero vincitore. La paura dei leader internazionali è che l’instabilità, dovuta all’impasse politica in cui ci troviamo, si diffonda al resto dell’eurozona, ancora convalescente. Il voto di protesta, infatti, torna a far tremare l’euro, essendo un chiaro segno del malcontento legato al rigorismo di Mario Monti, nonché all’austerity imposta dalla Germania.

Gli analisti, in pratica, temono che l’ Italia provochi un crollo azionario in tutta l’eurozona, a partire dall’economia portoghese. A questo punto c’è chi dice che i partner europei dovrebbero cominciare a riflettere seriamente sulle misure imposte ai paesi del Mediterraneo, i più penalizzati economicamente da quando è cominciata la crisi. Gli italiani, votando in massa il Movimento Cinque Stelle, è come se avessero gridato “Basta” al riformismo e alla moneta unica. Grecia, Spagna e Portogallo molto presto potrebbero fare lo stesso.

Qualche voce importante, nel frattempo, inizia a uscire fuori dal coro. Simon Jenkins, stimato giornalista dell’autorevole quotidiano britannico Guardian, è entusiasta del cambiamento in atto. “Complimenti Italia!”-scrive in un articolo intitolato “Beppe Grillo scuote l’intero sistema europeo”- sottolineando come il risultato delle elezioni rappresenti un trionfo della democrazia che farà uscire il paese, e l’Europa, dal dogma dell’austerità. “Il vero vincitore è Beppe Grillo, un comico pungente che ha lanciato un messaggio forte e chiaro: l’austerità, l’euro e la corruzione sono la causa degli annosi problemi dell’Italia”.
Jenkins prevede due scenari per il futuro: “Se va bene il paese uscirà dall’euro e s’incamminerà verso la ripresa economica; altrimenti rimarrà per sempre nelle mani dei banchieri europei. In entrambi i casi ricorderà questo momento. E anche noi”.

C’è chi sostiene che il Movimento di Grillo sia soltanto un’illusione, in cui credono le persone rimaste con le tasche vuote e disgustate dagli scandali che hanno contraddistinto la classe politica degli ultimi vent’anni. Un’illusione pronta a sgonfiarsi essendo un programma pieno di “no” e, quindi, un antiprogramma. Tuttavia è ancora presto per dire se questa nuova forza sia effettivamente solo un sogno visionario, impossibile da realizzare per via di quella stessa vocazione antipolitica che ora ne sta decretando il successo: ormai sappiamo bene che, in Italia, tutto è possibile.

Ciò che è certo, invece, è che l’M5S ha preso 9 milioni di voti senza fare ricorso alle reti televisive e ai rimborsi elettorali. Altra certezza è la scomparsa dei vecchi centristi e dei radicali.
A conti fatti lo tsunami c’è stato. Eccome.

Written by Cronache Bastarde

27 febbraio 2013 at 15:33

Elezioni, quello che i media non dicono: l’austerity affonda l’Europa

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In tempo di elezioni molti argomenti diventano tabù e le questioni portate in primo piano dai media spesso rispondono a scelte strategiche imposte dall’alto per influenzare il voto degli elettori.

In questo momento, ad esempio, in Italia non si parla dell’emergenza sociale che sta travolgendo la Grecia e, in generale, il dibattito sulla crisi economica non viene messo in risalto dal circuito tradizionale dei media. A sentire i discorsi dei nostri politici candidati premier, infatti, sembra che il nostro Paese, fuori dal pericolo “contagio”, non se la passi poi così male e riesca perfino a proiettarsi verso un futuro finalmente roseo.

Tuttavia a fornire un quadro chiaro e realistico della situazione è la stampa estera, secondo cui la crisi è molto lontana dalla fine, contrariamente a ciò che hanno affermato negli ultimi tempi diversi politici italiani.

La stampa internazionale, inoltre, attribuisce la flessione dell’economia alle politiche d’austerity applicate nella maggior parte dei paesi europei, e alcuni quotidiani stanno invocando a gran voce un cambiamento di rotta.

“L’eurozona è diventata una zona di recessione”, sottolinea La Tribune domandandosi in prima pagina se “l’Europa è davvero malata di austerity”. Secondo il quotidiano il calo dello 0,6% in un trimestre della ricchezza dell’eurozona è il terzo più grave registrato dal 1995, ovvero da quando Eurostat ha cominciato a curare le statistiche sull’Unione economica e monetaria.

Il portoghese Diário Económico titola: il paese “sprofonda nella peggiore recessione dal 1975”, con una contrazione del pil del 3,2%. La flessione è più pesante di quanto il governo si aspettasse, e obbligherà Lisbona a rivedere le sue previsioni per il 2013. Secondo gli esperti consultati dal quotidiano “il calo dovrebbe superare il previsto 1%. Diàrio Econòmico afferma anche che i segnali d’allarme in così tanti paesi costringeranno i politici europei ad agire per alleviare il peso che affossa il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia”. Significa che i cittadini europei andranno incontro a ennesimi sacrifici.

“L’economia cade per la terza volta in recessione” dall’inizio della crisi nel 2008, titola invece l’olandese Nrc Handelsblad. Secondo il quotidiano l’annuncio rimette in discussione la politica d’austerity voluta dal primo ministro Mark Rutte. Nrc attribuisce il calo dell’attività economica alla diminuzione degli investimenti pubblici, e offre un percorso alternativo: provare a convincere Bruxelles ad avere un atteggiamento più flessibile ora che l’economia arranca in tutta l’eurozona.

In pratica, i più autorevoli quotidiani stranieri concordano sul fatto che la strategia d’austerity voluta dalla cancelliera Merkel non funziona più, e prima o poi bisognerà cambiare rotta.

E ora veniamo a noi. La crisi italiana è peggiorata. Come riporta Wall Street Italia “E’ il sesto calo congiunturale consecutivo, una scia di record negativi, visto che era dal terzo trimestre del 1993 che la contrazione dell’economia non era durata così tanto”. Secondo quanto riportato dall’Istat, nel quarto trimestre del 2012 il prodotto interno lordo del paese è sceso -2,7% su base annua e -0,9% rispetto al trimestre precedente.

Più di un politico ha affermato recentemente di vedere “la luce in fondo al tunnel”. Eppure, proprio sulla base dei dati forniti dall’Istituto di ricerca, è un’affermazione davvero difficile da credere.

L’ Italia ha bisogno come l’aria di una politica economica che punti tutto sulla crescita e il rilancio dell’economia. Sarebbe il caso, quindi, di cominciare a tagliare le rendite d’oro a partire proprio dai costi della politica (vale a dire eliminare sprechi, privilegi e vitalizi); varare una legge sul conflitto di interessi; diminuire il debito pubblico dimezzando anche gli stipendi dei parlamentari, eliminando le caste.

Alle promesse farneticanti (che verranno disattese una volta finita la campagna elettorale) non ci crede più quasi nessuno.

Written by Cronache Bastarde

18 febbraio 2013 at 16:22

Grecia: un Paese sotto shock

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Una crisi, esplosa a fine 2009, di cui non si vede la fine. E pensare che solamente cinque anni prima Atene aveva ospitato i giochi olimpici. Nessuno, all’epoca, avrebbe mai sospettato un simile disastro, che non ha precedenti in Europa dalla seconda guerra mondiale. La Grecia di oggi è più che mai devastata dalla disoccupazione e, mentre il governo locale svende aziende e beni pubblici, la popolazione è costretta a sopportare sacrifici sempre più estremi. Fino ad accalcarsi nelle piazze di Atene per la distribuzione di frutta e verdura offerte dai contadini. Il Daily Mail racconta di un uomo che, pochi giorni fa, è stato calpestato e ferito gravemente proprio per via della confusione causata dal cibo gratis distribuito dagli agricoltori.

I leader del vecchio continente impongono il rigore, ma non sono in grado di trovare una soluzione per aiutare l’economia greca a risollevarsi. E’ qui, allora, che il significato stesso dell’Unione Europea vacilla: all’unione monetaria non corrisponde l’unione politica e manca il sostegno fra gli Stati (che condividono, tra l’altro, una storia vecchia migliaia di anni). Se certi Paesi non vogliono sobbarcarsi i problemi degli altri, allora il termine “unione” perde di significato. E con esso il modello sociale che ne consegue.

La verità, anche se non fa più notizia, è che non c’è solidarietà fra i partner europei.
E che i greci sono stati lasciati soli, schiacciati dai debiti e dall’austerity.

(Il video qui sotto risale a tre giorni fa).

Written by Cronache Bastarde

10 febbraio 2013 at 11:25

Grecia, tutto quello che i politici europei non dicono: dalla censura all’ascesa neonazista

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La Grecia è a un passo dalla tirannia e l’Europa guarda da un’altra parte. C’è da stupirsi?
“Se la Democrazia greca è in pericolo gran parte della colpa risiede nella dura presa di posizione dell’Unione Europea”.
La denuncia stavolta arriva dal The Observer, autorevole e più che stimato periodico britannico.
“Quando quei folli burloni scandinavi hanno assegnato il Nobel per la Pace all’Unione Europea, hanno anche spiegato a tutti le motivazioni alla base del loro scherzo, lodando l’impegno europeo per la riconciliazione, la democrazia e i diritti umani. Se la menzione 2012 del comitato fosse qualcosa di diverso dalla parodia, avreste già letto da tempo le denunce di preoccupati commissari europei per l’ascesa in Grecia di un oppressivo potere statale e del neonazismo”.

Sul destino della democrazia in Grecia domina il silenzio, nonostante siano molte le cose di cui i leader europei potrebbero parlare.

“E’ possibile individuare i punti di pressione di uno Stato che fallisce osservando ciò che esso censura”.
Nel caso specifico della Grecia, il processo intentato la settimana scorsa dalle autorità a Kostas Vaxevanis (il giornalista arrestato per aver pubblicato la lista Lagarde) vale più di mille parole.
“Mentre i greci vivono un’austerità senza fine, l’elenco di duemila nomi di cittadini greci titolari di conti bancari in Svizzera lascia intuire che chi aveva i contatti giusti ha fatto il possibile per sottrarsi alle responsabilità che sono ricadute sulle masse.
Invece di arrestare gli evasori fiscali e i ministri che avevano la lista nelle loro mani -tuonò il giornalista in una chiamata alle armi da gelare il sangue- stanno cercando di arrestare la verità e la libertà di stampa“, scrive il The Observer.

I proscioglimento dall’accusa di violazione della privacy, anche se benvenuto, non implica che in Grecia sia rispettata la libertà di stampa. La maggior parte delle emittenti televisive e dei quotidiani greci, infatti, è di proprietà statale o di corporazioni plutocratiche a cui non piace veder spiattellati i casi di corruzione. E, non a caso, sono tantissimi i giornalisti intimiditi.

Da dove iniziare? Forse dalle controproducenti politiche di austerity che la troika –formata da Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale– hanno imposto con la forza alla Grecia. “Le autorità -sottolinea l’Observer– hanno fatto ricorso a un vecchio mandato di arresto per rinchiudere Spiros Karatzaferis il 31 ottobre, dopo che il giornalista aveva minacciato di rivelare il contenuto di alcune email riservate che avrebbero potuto spiegare i motivi per i quali il presunto “pacchetto di misure per il bailout” della troika ha spinto il Paese nella depressione”.

Un altro punto di cui i politici europei non fanno alcuna menzione è senza dubbio la brutalità della polizia. La sinistra greca denuncia persistenti accuse di collaborazione fra presunte forze dell’ordine e teppisti del movimento neonazista Alba Dorata. Il Guardian, tempo fa, rivelò come la polizia avesse picchiato i dimostranti antifascisti che avevano affrontato gli esponenti di Alba dorata. Il giorno dopo l’emittente televisiva statale greca rimpiazzò i presentatori del notiziario del mattino perché volevano dar seguito alle dichiarazioni del quotidiano britannico.

“Una cosa è certa: le vecchie alleanze tra movimenti politici e religiosi si sono riannodate, –continua il giornale. Di conseguenza il mese scorso i fanatici cristiani e i neonazisti (la differenza tra i due gruppi è labile) hanno protestato contro una commedia “blasfema” a tema omosessuale andata in scena ad Atene. La direzione del teatro l’ha subito tolta dai cartelloni. La televisione greca, invece, ha tagliato una scena di Downton Abbey nella quale due gay si baciavano. Molti non ne capiscono il motivo, ma un Paese che censura una serie televisiva per una ragione che non abbia a che vedere con il buongusto letterario è davvero in guai seri”.

Nell’ Atene degli anni ottanta, gli anziani ricordavano di aver lottato contro l’occupazione nazista e i giovani di essere cresciuti combattendo la dittatura militare dei colonnelli. Per la Grecia entrare nell’Unione europea ha significato la fine di tutto questo. Sono tornate povertà, paura, repressione, neonazismo e intimidazione dai poteri forti dello stato.
Ma la colpa non può essere solo della corruzione o del tracollo finanziario. Gran parte della responsabilità ricade sui politici europei, che hanno accettato la Grecia nella zona della moneta unica consapevoli del suo svantaggio in termini di competitività,  rifiutandosi di cancellare i debiti che il Paese non sarà mai in grado di ripagare.

Non stupisce, dunque, il silenzio di tutti i politici europei circa la violazione dei diritti umani che si sta perpetrando a danno dei greci. Diritti che, secondo il comitato del Nobel, sarebbero garantiti proprio dall’integrazione europea.

Written by Cronache Bastarde

6 novembre 2012 at 18:51

Sacrifici, tasse, rigore…e la crescita?

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Per rispettare gli impegni presi i governi europei stanno adottando bilanci rigidissimi. Tuttavia, alcuni sacrifici richiesti alla popolazione, invece di rivelarsi utili, potrebbero aggravare la situazione. E’quanto sostiene El Pais in un articolo pubblicato pochi giorni fa.

“Anche la Francia ha appena introdotto un piano di austerità. Uno sforzo di 37 miliardi di euro per riposizionare il disavanzo pubblico al di sotto del limite del 3%, come stabilito dai paesi membri della zona euro. E mentre l’attività produttiva risulta fortemente ridotta, le manovre finanziarie di Francia, Italia, Spagna e Portogallo porteranno inevitabilmente a un 2013 ancora più difficile del 2012, soprattutto a causa della disoccupazione record”. Riassorbire la disoccupazione dovrebbe essere la priorità assoluta, scrive il quotidiano spagnolo.

“Le recenti proteste in Spagna, l’ascesa di un partito neonazista in Grecia, l’affermarsi di un sentimento anti-europeo nell’opinione pubblica: tutto ciò è controproducente. Gli economisti più illustri, tra cui Paul Krugman, premio Nobel ed editorialista del New York Times, sostengono che continuare ad aggiungere austerity all’austerity non farà ripartire l’Europa, anzi: la renderà ancora più povera. E forse la porterà dritta in un ciclo che ricorderà, questa volta sì, la grande depressione degli anni Trenta”.

Soffermiamoci per un momento sulle manifestazioni di piazza di questi ultimi giorni. In Spagna, Grecia e Portogallo la collera dei cittadini sta crescendo rapidamente (insieme all’estremismo politico) a causa della sensazione di ingiustizia percepita: i ricchi sono protetti e le banche sono intoccabili.

Per quanto ancora i governi continueranno a tirare la cinghia senza tener conto dei comportamenti della gente?
E c’è anche un’altra questione: se in Italia il tasso dei disoccupati ha raggiunto livelli record, perchè Monti si dice ottimista circa il futuro del Paese?

Interessante è un editoriale pubblicato pochi giorni fa su La Stampa: “dopo un periodo di tregua e relativo ottimismo i mercati sono tornati a punire i paesi più deboli della zona euro e le tensioni sociali si sono riaccese. Chi si illudeva che qualche svolta politica bastasse a risolvere una crisi strutturale si sbagliava di grosso”.
L’articolo descrive le illusioni legate ai mercati internazionali, le ingenue convinzioni per cui “governi e banche centrali possono ribaltare, in poche settimane o in pochi mesi, tendenze negative radicate da anni”.
La crisi che stiamo vivendo “è qualcosa di molto più serio, i suoi bacilli sono annidati pressoché dappertutto nell’economia e nella società, non soltanto nei listini di Borsa e la loro estirpazione, se riuscirà, richiederà anni”.
I mercati, in sostanza, sono espressione della società e ne riflettono timori e incertezze. Significa che oltre ai listini delle Borse, sarebbe opportuno considerare anche le liste della spesa, sempre più sofferte, delle massaie.

I governi si vantano delle rispettive manovre di bilancio messe a punto sulle spalle di chi paga le tasse: cosa aspettano per mobilitare queste risorse al servizio della crescita?

Written by Cronache Bastarde

4 ottobre 2012 at 13:44

Europa: pericolo di rivolte di massa. La Rivoluzione (forse) si avvicina

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Il leader dell’Independence Party britannico, Nigel Farage, in un discorso di 3 minuti al Parlamento Europeo ha detto che alcuni paesi Ue potrebbero dover far fronte a “rivolte civili di massa e forse anche alla rivoluzione”. Un riferimento esplicito, cioè, a quei paesi giunti alla disperazione come conseguenza delle misure di austerita’ causate dalla crisi dell’euro, decise da Ue e Fondo Monetario Internazionale e definite “barbare” dallo stesso leader politico. L’ascesa di partiti di estrema destra e di estrema sinistra non è affatto da trascurare e, aggiunge Farage, mostra come l’Europa e l’euro stiano andando nella direzione sbagliata.
Per questo il deputato non ha paura di sostenere apertamente l’uscita del Regno Unito dall’Europa, proponendo in generale la fine del progetto dell’Eurozona.

Come riporta Wall Street Italia, infatti, Nigel Farage ha messo in guardia il Parlamento Europeo proprio sulla crescita di partiti estremisti che potrebbero “causare la rinascita del nazionalismo socialista in paesi come la Grecia, dove le recenti elezioni ricordano quelle in Germania nel 1932”.

Nel giorno di celebrazione per l’Europa, dunque, il leader britannico ha scelto di andare contro corrente: “Il Titanic dell’Europa ha colpito l’iceberg, l’euro rappresenta un enorme pericolo per il continente.
Questa e’ l’Europa unita del fallimento economico, della disoccupazione di massa e della non crescita: dobbiamo spezzare l’eurozona, dobbiamo liberare i paesi del Mediterraneo”.

Il discorso di Bruxelles arriva proprio nel momento in cui, in Italia, il Ministro dello Sviluppo Economico ammette finalmente che il disagio sociale del Paese e’ piu’ grave di quanto non dicano i numeri ufficiali. Passera ha dichiarato che la “tenuta sociale e’ a rischio” e che “l’Europa non ha fatto la sua parte”. La disoccupazione, ha aggiunto il Ministro, “riguarda 5, 6 o forse 7 milioni di persone”.

Crisi: l’Europa spreca metà del cibo

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In Europa quasi il 50 per cento dei prodotti commestibili “viene sprecato durante le diverse fasi che intervengono tra la produzione e il consumo”: lo rende noto un articolo comparso sul quotidiano spagnolo El País.
La quantità di cibo che viene buttata ammonta a “mezzo chilo al giorno pro capite, con variazioni sensibili a seconda del paese o del settore”, specifica il giornale madrileno citando come fonte un rapporto discusso il 19 gennaio scorso al Parlamento europeo, relativo proprio allo spreco di cibo.

La discussione in questione potrebbe rappresentare un “campanello d’allarme” da non sottovalutare poichè ogni anno gli europei sprecano:
“179 chilogrammi di prodotti commestibili a testa. La maggior parte degli sprechi si verificano nell’ambiente familiare (42 per cento, di cui il 60 per cento sono apparentemente evitabili). Seguono i produttori con il 39 per cento, i fast food si fermano al 14 per cento e i distributori al 5 per cento”. Sottolineando poi che ben 16 milioni di europei ricevono un aiuto dalle associazioni benefiche, il rapporto chiede che gli avanzi vengano distribuiti ai più bisognosi anziché finire nella spazzatura.

Più in generale secondo le cifre dell’Unione europea, nei 27 stati membri nel 2009 c’erano 115 milioni di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale (23,1 per cento della popolazione), senza contare i 100-150 milioni sul filo del rasoio, a cui bastano due mesi senza stipendio e un’ipoteca da pagare per finire in miseria. Nel 2007 a rischiare la povertà erano “appena” 85 milioni. Nella lista dei nuovi poveri ci sono soprattutto  cittadini greci, spagnoli e irlandesi, ma anche francesi, tedeschi e austriaci.
In Europa il numero di disoccupati è cresciuto di quasi un milione in un anno, fino a sfiorare i 24 milioni. Il tasso di disoccupazione dell’eurozona attualmente ha raggiunto il 10,4 per cento: un record.

La situazione è particolarmente grave nell’Europa del sud, soprattutto in Spagna e Grecia, dove circa la metà dei giovani non ha un lavoro e le condizioni del mercato sono drammatiche.
In Italia la disoccupazione è attualmente al 9,2% e tra i giovani il tasso sale al 31,1%, con un incremento del 2,6% in un anno. Cifre da capogiro.

Written by Cronache Bastarde

1 marzo 2012 at 11:38