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Trullo e street-art: il viaggio di un sogno dipinto sui muri

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Qualcosa di magico è accaduto al Trullo. Qualcosa di grande e di bello. Il quartiere, ospitando il terzo Festival Internazionale di arte urbana, ha vinto una sfida importante: quella che alle crepe dei palazzi risponde con la vernice colorata, che fino a ieri scorrerva come acqua benedetta pronta a donare nuova vita a quel grigio troppo pieno di torpore.

Il tema dell’evento (organizzato dai Poeti der Trullo, Poesie Pop Corn, lo street artist Solo e i Pittori Anonimi col sostegno del Municipio XI) era “viandanti“: il viaggio inteso come migrazione, per accendere i riflettori su un tema di scottante attualità, ma anche come ispirazione, ricerca di possibilità nuove, come condizione di chi sogna mete alternative al disfattismo e alla sfiducia.

20151018_111924Il quartiere è diventato così un laboratorio creativo a cielo aperto, con poesie, murales, concerti e interventi pittorici in versi sparsi per le strade. La novità di questa terza edizione, dopo quella di Genova nel 2014 e Milano nel 2013, è stata proprio l’unione tra poesia e street art: per rappresentare il tema ogni artista si è ispirato ai versi di un poeta. Il resto lo ha fatto la musica, con la presenza di gruppi numeri 1 nella scena romana e non solo, dall’ hip-hop all’ indie e al rock, fino agli ospiti d’eccezione: big up per i Colle der Fomento e Alessandro Pieravanti de Il Muro del Canto.

Il quartiere oggi è più vivo che mai, attraversato da un primavera culturale esplosa come una rivoluzione pronta a diffondersi fra gli abitanti con la partecipazione attiva. In questi giorni di fermento le donne portavano il cibo a tutti, gli uomini aiutavano dove c’era bisogno, i bambini erano affascinati e rapiti da tutto quello che succedeva. E’ questo che fa la street art. E gli artisti, va detto, hanno lavorato indipendentemente

portando i loro materiali, mentre i cantanti hanno suonato rinunciando al cache, allestendo concerti a prezzi stracciati per sostenere il festival e difendere un’idea.

“La meta è l’opera finita”, ha detto un poeta che vive al Trullo. Bisognerebbe andarlo a vedere il viaggio di queste opere, la loro creazione centimetro dopo centimetro, colore dopo colore, “perché è prima di ogni cosa nel loro divenire che esse sono opere d’arte”.

Hanno dipinto sui muri del Trullo: Solo, Bol23, Diamond, Gomez, GRNDR, Marco Tarascio Moby Dick, Marcy, Mr. Klevra, Piger, Sugar Kan. I poeti di strada: Ivan, Poeta del Nulla, Mister Caos, Ste-Marta,Tempi DiVersi.

Roma, Festival Internazionale della Poesia di Strada: musica e arte nel cuore del Trullo.

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PdTLa terza edizione del Festival Internazionale della Poesia di Strada si terrà a Roma e, più precisamente, al Trullo, il 16, il 17 e il 18 ottobre.

Il tema del Festival sarà #‎viandanti‬ e ad interpretarlo saranno alcuni dei più importanti Poeti di Strada e Street Artist italiani. Grazie al sostengo del Municipio XI, questi giovani artisti daranno vita a una serie di opere d’arte urbana, riqualificando la zona con disegni e poesie destinate ai muri e alle serrande del quartiere.

All’interno del Festival, la poesia incontrerà anche la musica: il 16 e il 17 ottobre, presso il CSO Ricomincio dal Faro, ci saranno due concerti pieni di artisti che non potete perdervi.
Il Trullo è pronto a diventare un punto di incontro dove parlare la stessa lingua: quella dei sentimenti, dell’arte, della poesia e della musica.

Written by Cronache Bastarde

14 ottobre 2015 at 11:47

Strategie creative: l’arte portoghese risponde alla crisi

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Con la crisi dell’euro che infuria e i fondi pubblici e privati che se ne vanno, gli artisti portoghesi per sopravvivere hanno dovuto imparare a reinventare il mercato dell’arte.
Molti hanno lasciato la nazione, ma per coloro che sono rimasti l’obiettivo è quello di conquistare i compratori e gli investitori stranieri.

Se infatti la crisi finanziaria ha reso la vita estremamente difficile per molti portoghesi, per coloro che lavorano nel campo delle arti le cose sono ancora più complicate. In questo piccolo Paese storicamente povero, molti artisti di successo si allontanano semplicemente come forma di protesta, ma per coloro che hanno scelto di restare, la crisi finanziaria è solo l’ultimo ostacolo da superare.
“Ho pagato un prezzo per essere in Portogallo”, racconta in un articolo dello Spiegel Rodrigo Oliveira,  artista visivo che vive a Lisbona e che ha realizzato mostre personali sia in patria che all’estero. “Ad esempio è molto più facile per me vendere le mie opere in occasione di fiere d’arte internazionali piuttosto che qui. Ma bisogna anche pagare un prezzo per andare all’estero, in termini di perdita di contatto con il proprio modo locale di vedere le cose. E’ molto difficile avere successo qui, ma in fin dei conti lo è sempre stato”.

Per gran parte del 20° secolo, il Portogallo ha sofferto gli effetti di una dittatura di destra, in più l’economia del Paese ha lottato a lungo all’ombra del suo più potente vicino di casa, la Spagna. Questi problemi, rapportati alle piccole dimensioni del territorio, tuttavia non hanno impedito agli artisti di ottenere attenzione, sia a livello interno che internazionale. Ma proprio mentre il governo stava sviluppando l’infrastruttura idonea per supportare le arti, la crisi finanziaria ha spazzato via tutto.

Oggi le condizioni sono davvero difficili.

“Il Portogallo non ha mai avuto un sacco di soldi da destinare alle arti”, rivela allo Spiegel Jorge Barreto Xavier, ex direttore generale del Ministero della Cultura. “Siamo una democrazia giovane e nuova, in qualche modo, alla cultura: oltre il 40% delle persone era analfabeta quando la dittatura crollò nel 1974. Così, naturalmente, sostenere le arti non era una priorità in quei decenni”.

E non è una priorità ora, con la disoccupazione in aumento e i pacchetti di austerità che continuano ad arrivare.
Nonostante gli sforzi eroici per domare il deficit di bilancio, il Paese è ancora considerato dagli economisti come uno di quelli che potrebbe cadere dopo la Grecia. Queste, di certo, non sono condizioni ideali per sostenere le arti.
“Purtroppo, la maggior parte dei governi considerano la cultura come una spesa e non un investimento”, spiega Barreto, che è un’eccezione quando ritiene che l’arte “e tutte le altre forme di cultura sono fondamentali per una società democratica”. Quando il governo ha deciso di tagliare il budget del suo ministero, si dimise in segno di protesta.

L’uscita dalla scena politica di Barreto ha lasciato gli artisti locali a contendersi pochissimi posti.
Per loro, quindi, sono sempre più fondamentali gli investimenti esteri, le esportazioni. E i legami con le ex colonie, in tal senso, sono quasi provvidenziali: i più importanti collezionisti provengono dal Brasile e dall’Angola.

L’importante è resistere.
L’arte, necessariamente, deve riuscire a tenere le luci accese.

Foto: Avenida Fontes Pereira de Melo, Lisbona.

Arte di strada: luci e ombre di Madrid

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Luzinterruptus è un collettivo artistico anonimo che realizza interventi urbani per le strade di Madrid, utilizzando la luce e il buio come materie prime. I membri del gruppo provengono da diverse discipline: arte e fotografia e hanno deciso di unire la loro creatività in un’azione comune, per protestare su alcune questioni di pubblico interesse.
“Abbiamo cominciato ad agire alla fine del 2008, con la semplice idea di concentrare l’attenzione della gente usando la luce “per fare luce” sui problemi della città, che sembrano passare inosservati alle autorità e ai cittadini”, spiegano i membri sul loro sito.

Ma quello che realizzano non ha uno scopo sovversivo. “A volte vogliamo semplicemente abbellire, evidenziare luoghi anonimi, angoli speciali oppure oggetti che riteniamo di straordinario valore artistico ma che, per ragioni sconosciute, vengono lasciati per strada. Ci muoviamo con l’intenzione artistica, da persone anonime”.

Ogni installazione viene realizzata con il materiale che maggiormente ispira gli artisti: la luce. “Oltre a fornire un grande impatto visivo, la luce ci permette di fare interventi di vario tipo, evitando il deterioramento dell’arredo urbano e lasciando spazio sulla scena anche ad altri artisti”.
Da questa comunione di intenti sono nate, ad esempio, le ultime installazioni sui marciapiedi madrileni chiamate “erbacce mutanti”: una risposta diretta alla legge approvata dal Dipartimento dell’Ambiente del Comune di Madrid che consente alle farmacie di utilizzare insegne al neon molto più potenti di quelle degli altri negozi.

La luce emanata dalle nuove croci farmaceutiche è così forte che l’ambiente che circonda ogni farmacia risulta permanentemente oscurato. “L’inquinamento luminoso, a Madrid, è un problema serio. Oggettivamente parlando, si potrebbe dire che la maggior parte degli spazi verdi urbani nella nostra città sono principalmente il frutto di erronee regole sui segnali luminosi. Scarseggia, infatti, l’impegno delle nostre istituzioni nel donare alla città luoghi per entrare in contatto con la natura”.
Le “erbacce mutanti” (dei bastoncini fluorescenti che sembrano fili d’erba) sono una sorta di protesta-previsione del futuro in cui le piante crescono dal calcestruzzo, alimentate dal bagliore verde inquietante dei segnali delle farmacie.

Attraverso la luce il gruppo artistico si è dedicato anche al problema dell’acqua. “A Madrid, in meno di 30 anni, oltre il 50% delle fontane pubbliche in servizio è andato perduto. Se ne vedono molte pronte alla demolizione o semplicemente rotte, senza un rubinetto per bere o letteralmente a secco.
Non ne capiamo le ragioni. Ci fa molto arrabbiare il fatto che per bere in un luogo pubblico dobbiamo comprare una bottiglia d’acqua in un chiosco o andare in un bar, per non parlare del divertimento di cui vengono privati i bambini che giocano nei parchi o nelle piazze. In generale, per trovare una fontana, si deve camminare per più di 5 km”.

Per criticare l’indifferenza dell’amministrazione circa l’assenza di un servizio pubblico necessario (tanto più in una città calda come Madrid) il gruppo ha svolto un’azione artistica di strada creando dei flussi luminosi d’acqua che scorrono dalle fontane dove l’acqua vera non c’è.
“In una notte fredda alla fine di gennaio, siamo usciti in strada e abbiamo preso il controllo delle 4 fontane pubbliche non utilizzate nel centro della città, riportandole in vita per qualche ora simulando l’acqua con delle piccole fiale unite tra loro e riempite di lucine azzurre.
In questo modo abbiamo voluto dire che l’acqua è necessaria per la vita e che le fontane che vengono utilizzate per bere e rinfrescare ci sembrano molto più necessarie e belle di quelle che sono soltanto ornamentali, dovei cittadini non possono normalmente avvicinarsi”.

Infine, sempre con la luce, il gruppo ha voluto rendere omaggio all’autunno appena passato: “perché amiamo questa stagione, che riempie le strade con foglie secche che ricoprono l’asfalto freddo di meravigliosi toni arancio”.
Ma ci sono strade di Madrid dove l’autunno non arriva mai, dove c’è solo cemento o gli alberelli hanno soltanto foglie perenni, sempreverdi: “chi fa una passeggiata in queste zone non trova riferimenti climatici o stagionali. Così siamo andati al Parque del Oeste, dove abbiamo raccolto 5 sacchi pieni di belle foglie secche che abbiamo trasportato al centro della città, in quei punti dove la natura non è più rappresentata”.
Hanno messo le foglie sotto i lampioni, la cui luce mette in risalto la nostalgia per i colori di un autunno che non c’è.

(Le foto sono state tratte dal sito di Luzinterruptus linkato all’interno del post).