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Contro le privatizzazioni e il precariato: studenti in piazza

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Written by Cronache Bastarde

11 ottobre 2012 at 23:56

Orgoglio precario: un cortometraggio serissimo sul mercato del lavoro italiano

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🙂

Written by Cronache Bastarde

26 luglio 2012 at 13:24

Roma: precari pronti a scendere in piazza

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Lunedì 19 Marzo, in Piazza Montecitorio alle ore 18.00, i precari riprendono la parola in un’assemblea a microfono aperto promossa dal comitato Il nostro tempo è adesso. “Non ce la beviamo”: è il titolo sotto il quale si raduneranno associazioni, reti e coordinamenti di giovani e precari che intendono “rispedire al mittente la riforma “pacco”.

L’obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di portare le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori precari davanti al luogo simbolo della decisione politica: il Parlamento, per ribadire che “la precarietà è causa della crisi e non la soluzione. La precarietà non è la conseguenza di una generazione “privilegiata” e “garantita” che si è arricchita a danno dei propri figli, ma il frutto di scelte politiche precise di un’intera classe dirigente che con incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare l’esigenza di maggiore precarietà”, recita l’appello dei manifestanti.

I giovani, i precari, le donne e gli studenti saranno in piazza per chiedere reddito, diritti sindacali, servizi e maggiori tutele per un lavoro sicuro. Vale a dire “per i diritti elementari che dovrebbero essere di tutti: avere una pensione, un tetto sopra la testa, fare dei figli, andare in ferie, potersi ammalare senza aver paura di essere licenziati. Queste devono essere le priorità per chi vuole intervenire su lavoro, ammortizzatori sociali e welfare. Noi vogliamo un Paese migliore e una nuova stagione politica, che includa invece di marginalizzare.

In pratica il diritto ad una vita vera che una Repubblica fondata sul lavoro deve essere in grado di garantire.
Il 19 marzo scenderemo in piazza tutti insieme per chiedere al nostro Paese di partire dal nostro sguardo per potersi immaginare migliore”.

La vita non aspetta,
il nostro tempo è adesso

Giovani e laureati: il posto fisso non è da sfigati!

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Il monologo di Monti a canale 5 è stato abbastanza inquietante, non solo per l’ assenza di contraddittorio tipica delle reti non indipendenti. A bruciare come uno schiaffo è stata quell’uscita così infelice: “il posto fisso è noioso”. Eh no. Sarà noioso forse per tuo figlio, che di certo non paga le conseguenze economiche della crisi, ma per i tantissimi giovani precari e disoccupati del nostro Paese il contratto a tempo indeterminato resta fondamentale per le prospettive future di vita.

Con la crisi diminuiscono, infatti, le stabilizzazioni e aumentano le difficoltà. A pagarne le conseguenze sulla propria pelle è proprio quel mezzo milione di precari licenziati dal 2008, in particolare donne, laureati e residenti al Sud. In Italia il il 25% dei 18-29 enni è assunto infatti con un contratto non a tempo indeterminato, contro la media nazionale del 65,5%.
Lo rivela una recente indagine Isfol Plus sull’offerta di lavoro. Secondo il dossier la percentuale di apprendisti nel nostro Paese è ferma all’1,4% e quella dei lavoratori italiani con un contratto atipico arriva al 12,4%: cifra che sale fino al 25% tra i giovani, con le donne (15,5%), i laureati (17,8%) e i residenti nelle regioni meridionali (14,2%) più coinvolti nel lavoro non standard.
Condizioni stagnanti del mercato del lavoro e contratti a termine al massimo di un anno: è questa l’impietosa fotografia scattata dal centro di statistica.
Nel periodo 2008-2010, il 37% degli atipici è passato a un’occupazione standard, ma il 43,1% è rimasto nella condizione originaria e circa il 20% è finito nell’area dei senza lavoro. Tra chi era in cerca di un’occupazione, poi, 6 su 10 sono rimasti nella stessa condizione e poco meno del 10% è confluito nell’inattività. In generale i dati mostrano come il mondo del lavoro sia sempre meno permeabile, unitamente alla stabilizzazione delle posizioni lavorative che diventa più difficile di anno in anno.

Anche la velocità di trasformazione e di conversione dei contratti flessibili in occupazioni stabili si è ridotta e gli esiti negativi sono aumentati: segnale che la crisi l’hanno pagata in particolare gli atipici e coloro che nel mondo del lavoro ancora non erano entrati a fine 2008. In quell’anno, infatti, L’Italia ha assistito alla fuoriuscita dal mondo del lavoro di quasi mezzo milioni di lavoratori atipici.
Le percentuali più alte nel sistema della precarietà riguardano i laureati, insieme alle donne e alle persone che risiedono nel Mezzogiorno. Secondo la Cgil è un dato che, senza interventi strutturali, sarebbe destinato ad aumentare perché la percentuale di trasformazione in lavoro standard è in drastico calo mentre aumenta il numero di chi finisce nell’area della disoccupazione.
Ma cosa occorre per fare uscire un’intera generazione dalla precarietà? “Tagliare le forme di lavoro precario e rendere più costosa la precarietà, puntare sull’apprendistato, dare tutele a tutti i giovani precari che ne sono privi, usare la leva degli incentivi per trasformare questo stock di precarietà in lavoro stabile”, spiega la confederazione. Tuttavia una concreta riforma del mercato del lavoro ancora non è stata definita dal Ministero preposto.

Infine, secondo uno studio pubblicato in queste ore dall’Eurostat, all’interno dell’Ue l’Italia ha il numero più alto di lavoratori “senza speranza”: 2,7 milioni, ovvero l’11,1% della forza lavoro. Significa più precisamente che una persona su tre senza speranza di trovare lavoro è italiana. Il nostro Paese è quindi lo Stato europeo con il maggiore esercito di persone senza fiducia nel mercato del lavoro. Se si restringe il campo alla sola eurozona, i lavoratori “senza speranza” sono oltre 5 milioni.
In questo caso è italiano addirittura uno su due.

Written by Cronache Bastarde

7 gennaio 2012 at 18:28