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Disabili. Genitori indignati: “cosa sono i bambini con una D in più”?

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La domanda andrebbe posta direttamente ai responsabili delle reti Mediaset, che per la Campagna della Fabbrica del Sorriso hanno utilizzato un video che definisce i piccoli disabili “bambini con una D in più”. La clip in questione, trasmessa anche dal Tg5, avrebbe lo scopo di promuovere la raccolta fondi via sms di Media Friends, destinata alla realizzazione di progetti a supporto della disabilità.

“Sono bambini con una D in più. Sono nati in salita, un po’ a sorpresa, ma sono prima di tutto bambini. La disabilità non deve togliere loro il diritto alla vita e alla gioia, hanno solo bisogno DI più per essere alla pari” .
Difficile fabbricare un sorriso che non sia forzato. Nello spot, inoltre, compaiono quasi esclusivamente bambini normodotati.

La conseguente indignazione dei genitori con figli disabili ha trovato sfogo spontaneo e immediato nei social network: “cosa sono i bambini con una D in più”, si domandano le mamme e i papà stanchi di combattere contro il pietismo o, peggio, contro la superficialità insita nell’assenza di una vera cultura della disabilità.
“NON VOGLIO PER PIETA’ CIO’ CHE MI SPETTA PER DIRITTO!!! BASTA CON LE PUBBLICITA’ DI PENOSA ELEMOSINA” scrivono i genitori nelle loro bacheche ricordando, inoltre, come l’aiuto e l’attenzione verso i disabili dovrebbero essere costanti, soprattutto da parte delle Istituzioni.

Catalogare i bambini per lettera è una cosa triste soltanto da pensare. Figuriamoci da vedere in uno spot che punta alla sensibilizzazione.

http://www.video.mediaset.it/video/studioaperto/edizione_servizio/291182/sosteniamo-la-fabbrica-del-sorriso.html

7 Risposte

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  1. Una piccola indelicatezza, pur biasimabile, ma che darà aiuto ai nostri bambini (italiani) in difficoltà. Penso che le famiglie di questi piccoli capiranno e perdoneranno.

    eldieswriter

    22 marzo 2012 at 12:07

    • le famiglie di questi piccoli…che poi diventeranno grandi e non si filerà più nessuno dell’aiuto dato così, si certo ne possono anche beneficiare…ma poi se manca tutto il resto non serve a nulla preferirei meno spot e più aiuti concreti da parte dello stato che non deve darci il contentino..ma deve far si che il disabile possa poter andare dove gli pare perchè le strutture lo permettono…e non andare solo dove c’e esposto il cartellino modello cane…” tu qui poi accedere” loro vogliono andare da per tutto….e vivere la loro vita come gli pare e piace, e soprattutto senza essere il poveretto che tutti aiutano quando lo vedono perchè non riesce ad accedere o passare….per varie motivazioni che non stò a dire perchè sono sotto gli occhi di tutti….

      Elisa

      22 marzo 2012 at 12:56

      • Ma questi non sono spot statali. Quella è un’altra questione perché i soldi arrivano dalle nostre tasse e dalle nostre firme. Questa iniziativa è privata in seno a Mediaset e vorrei dire che danno più fiducia dello stato in quanto a beneficenza. Non saranno molti soldi, non risolverà il problema alla radice, ma comunque è denaro che arriverà a destinazione (spesso garantisce Striscia) che verrà utilizzato per fare qualcosa di buono. E come le pubblicizzi queste iniziative, ripeto “private”, senza gli spot? 🙂

        eldieswriter

        22 marzo 2012 at 19:07

  2. Grandissimo post! Hai tutta la mia stima.
    Stefano

    stefano re

    22 marzo 2012 at 14:17

  3. Troppo spesso si invoca il pietiscmo perchè non si hanno altre risposte adeguate da dare. Troppo spesso si affidano i servizi televisivi, gli spot o i documentari a chi di disabilità non ne sa un’acca. Probabilmente a questi manca una lettera, la S, che sta per sensibilità, o la C, che sta per competenza.

    soggettivamente

    22 marzo 2012 at 21:24

  4. Io ritengo che le pubblicità di sensibilizzazione siano giuste, ma devono sensibilizzare senza fare pietismo e senza offendere nessuno. Se i genitori dei bambini in questione si sono indignati vuol dire che lo spot non è adatto o non è stato abbastanza delicato nel porre, nella corretta maniera, la questione. Si parla sempre come se i bambini e le persone con difficoltà in genere stiano al di fuori della realtà, come se loro non guardino la tv e non possano comprendere il senso di quello che viene proposto. Si deve pensare che la disabilità è diversificata e contempla diversi aspetti: c’è il disabile fisico come c’è la persona con difficoltà cognitive più o meno gravi e poi ci sono le persone che giornalmente stanno loro accanto. E dunque c’è anche quella categoria di disabili, bambini e adulti, che pur presentando deficit di qualsiasi genere, comprendono alla perfezione non solo la loro realtà, ma anche come questa viene percepita all’esterno. E queste cose fanno male!! Non è facile sentirsele dire. La stessa cosa succede quando gli spot si rivolgono ad altre patologie, come la sclerosi multipla o il cancro. E poi cosa vuol dire che gli spot non sono statali? Che se le reti sono private hanno il diritto o la scusante di essere meno sensibili o di commettere qualche errore in più, solo perchè non paghiamo il canone a loro nome? No non sono d’accordo. Davanti a problemi delicati, bisogna evitare di fare confronti di questo genere e, premiata la loro buona volontà di fare qualcosa per il prossimo, sarebbe anche gradita una certa immedesimazione nei problemi altrui, senza chiamare il bambino disabile, “con una D in più” (poi dove sta questa i in più me lo devono spiegare) o bambino “H” ancora peggio!

    Soliloquio in compagnia

    22 marzo 2012 at 22:31

  5. Quando si fanno campagne di informazione o di sostegno ci si documenta come si deve e non si lascia tutto all’approssimazione o al qualunquismo distratto e pietistico. Cha cosa significa “bambini con una D in più”? Come si può ridurre una condizione come la disabilità ad uno slogan e pure orrendo? Chi fa il bottegaro e vende molto spesso fumo, continuasse a fare il suo lavoro, pensando al profitto e al ritorno di immagine, se poi vuole fare cose diverse, si affidi a professionisti e non improvvisi, non sulla pelle di chi già quotidianamente combatte mille battaglie che i cosiddetti”normodotati” non sanno neanche cosa siano!

    Irene

    23 marzo 2012 at 11:53


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