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Emergenza Rosarno: braccianti costruiscono capanne per sopravvivere. Nessun riparo da pioggia e freddo

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“Siamo venuti solamente e unicamente per la raccolta degli agrumi, ma siamo vittime da quando siamo arrivati a Rosarno di una violenza e di ultrarazzismo senza precedenti. Dal nostro arrivo fino ad oggi, nei viali, nelle piazze, a volte nei luoghi di lavoro, nei ghetti siamo quotidianamente (24 ore su 24, anche durante il riposo notturno) vittime di congiure razziste: ragazzini minorenni che ci sputano in faccia, ‘brigate’ clandestine in moto-scooter… aggressioni inimmaginabili di ogni tipo. Per paura la brava gente rifiuta di affittarci le case, quindi siamo obbligati a dormire in modo disumano nei ghetti, senza acqua, senza elettricità, [usando come letti] i cartoni raccolti per strada. Il 19 novembre scorso, verso sera alcuni onesti lavoratori dell’Africa nera, fra i quali due senegalesi ed un burkinabé sono stati vittime di giovani stupidi, ignoranti ed armati illegalmente che facevano il tiro a segno davanti al ghetto. I lavoratori sono finiti all’ospedale… Facciamo appello soprattutto allo Stato italiano a prendere tutte le misure necessarie per fermare questo stato di violenza gratuita”.

Questo testo è tratto da una lettera degli africani di Rosarno indirizzata al sindaco, pubblicata sul sito di Libera, associazioni e numeri contro le mafie. Era il 1999.

I governi si susseguono, ma a distanza di tempo questa comunità rimane isolata. E la porta della speranza resta chiusa. Gli africani che arrivano a Rosarno attraversano mari e deserti per spedire a casa quattro soldi in più: lavorano duramente, ma il prezzo della loro fatica continua a finire nelle casse della mafia.
Oggi le condizioni in cui vivono sono tornate ad essere critiche.

Come riporta stranieriinitalia.it e come denunciato più volte anche dai Medici per i Diritti Umani, nella campagne di Rosarno e della Piana di Gioia Tauro anche quest’anno mancano strutture adeguate per accogliere i lavoratori stagionali, che continuano ad arrivare per la raccolta di agrumi e kiwi.
Se la Regione non interviene, presto si avrà una nuova emergenza.

In particolare è la situazione della tendopoli a San Ferdinando che diventa ogni giorno più problematica: l’ente gestore a cui era affidata ha una convenzione scaduta a giugno scorso e mai rinnovata, anche se nel frattempo ha continuato lo stesso a prendersi cura della struttura anticipando le varie spese.
Nessuno finanzia più nulla da mesi.

Di conseguenza, non trovando sistemazione nelle case diroccate del centro storico di Rosarno e negli opifici ormai dismessi, più di cento lavoratori hanno iniziato ad accamparsi all’interno e all’esterno della tendopoli, in condizioni che vanno ben oltre la precarietà. Sono sorte, infatti, già 40 capanne di legno ricoperte con teli di plastica. Come se non bastasse da qualche giorno ha iniziato a piovere abbondantemente e il freddo ha cominciato a farsi sentire.
Una situazione ancora più odiosa considerando che si tratta di un fenomeno ciclico.
E quindi tutt’altro che sconosciuto.

(Foto tratta da Libera, associazione di promozione sociale contro le mafie, il cui sito è linkato all’interno del post).

Written by Cronache Bastarde

27 novembre 2012 a 11:48

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