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Centri assistenza a rischio: se le banche non fanno più credito

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Si chiude a causa della crisi. E la città che nuota nelle acque peggiori sembra essere Napoli. A lanciare l’allarme è il Corcof (Coordinamento Regionale delle Comunità di tipo Familiare per la Tutela dei Minori della Campania), secondo cui sarebbero più di 10 i centri a rischio. Fra questi c’è la cooperativa guidata da don Peppino Gambardella: Irene 95, che si occupa di fornire assistenza domiciliare ad anziani e disabili. Circa 60 fra bambini e ragazzi rischiano di restare senza cure e altrettanti operatori sociali senza lavoro. Come riporta SuperAbile INAIL (il contact center integrato per la disabilità) la coop, infatti, vanta verso il comune di Napoli un credito che ammonta a diverse centinaia di migliaia di euro e gli arretrati nei pagamenti agli operatori sociali superano i quattro mesi. Da qui, il pericolo serio di fallimento.

Ha già chiuso i battenti, invece, La Zattera, una comunità in forte difficoltà anche per una pendenza con Equitalia.

Ma questi sono soltanto i casi più emblematici segnalati dal Corcof. La crisi ha determinato una situazione gravissima che non riguarda più solo le comunità per minori che dipendono dal comune di Napoli, con la sua provincia, ma anche Caserta e Benevento, come denunciato nei giorni scorsi dal gruppo di imprese sociali Gesco.

“Il vero problema – sottolinea Fedele Salvatore, responsabile campano del Corcof- è che le banche non fanno più credito, soprattutto quando si tratta del comune di Napoli”. Come ormai sempre più spesso accade nel no profit, quindi, per sopravvivere ci si aggrappa a iniziative di sensibilizzazione e campagne di raccolta fondi. “Ci stiamo anche muovendo – aggiunge Fedele Salvatore- insieme all’Anci nei confronti della regione Campania perché finanzi adeguatamente il fondo per le politiche sociali, destinando congrue risorse alla legge sulla dignità sociale. Il welfare non può essere di pochi”.

I tagli alle risorse, la disattenzione di gran parte della politica; la tentazione di ritornare a ipotesi di welfare caritatevoli e familistici sono solo alcuni dei nodi che stanno mettendo in ginocchio decine di pratiche di lavoro sociale e con loro migliaia di posti di lavoro.

(Per la sanità campana è nato un appello: il welfare non è un lusso. Per sostenere l’iniziativa basta firmare la petizione, nata per chiedere Al governo di definire i Livelli minimi di assistenza sociale, recuperando i tagli sul Fondo Nazionale per le politiche sociali e ripristinando il Fondo per la Non autosufficienza).

Written by Cronache Bastarde

25 gennaio 2013 a 12:00

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